Questo è un articolo originariamente scritto nel 2015, re-impaginato nel 2024 in occasione del rifacimento del sito web.

Da sempre ritengo la NXR il più sofisticato prototipo da deserto mai costruito.

Se paragonata con le altre big dell’epoca penso avesse dei costi di produzione esorbitanti.

Il motore ad esempio era costruito unicamente per lei. Non c’era un omologo sulle versioni di serie e neppure nelle corse.

La Supertenerè o XTZ 840 montava un motore pressochè di serie, quello del TDM, la Cagiva montava un pompone Ducati e la Bmw uno dei suoi Boxer. Per quanto elaborati o evoluti non è la stessa cosa che progettare, costruire e sviluppare un motore ex-novo in un epoca in cui il tecnigrafo era lo strumento di progettazione principale, e il Cad era ancora fantascenza.

E poi, anche studiandola nei dettagli appare evidente come le distribuzioni dei pesi non fossero così differenti rispetto alle motociclette di dieci, quindici anni dopo.

Era avanti, ma soprattutto era una di quelle moto che quando le guardavo in foto, mi facevano battere il cuore. E penso non solo a me, visto il quantitativo di Rothmans Replica che ho visto in giro.

Ma se devo dire la verità, anche se ho visto moto eccellenti, nessuna assomigliava minimamente alla NXR, se non nei colori.

In casa avevo una mia povera Africa Twin, quindi un giorno decisi! Ci provo! Si poteva fare, i serbatoi erano bassi e ciccioni, dietro non c’era il telaio ma un serbatoio portante e corto che finiva a metà ruota.

Mi feci coraggio e mi ci buttai. Una volta studiata quanto più possibile caricai le foto su Autocad sovrapponendole al disegno del telaio della mia XRV 750 per controllarne la fattibilità e con mia gioia capii che si poteva fare davvero.

Tracciai quindi tutta una serie di linee dalle quali potevo ricavarne delle dimensioni relative alla moto reale.

Il musetto della NXR

Passando un po’ di tempo ad osservare mi accorsi che la mia preferita, ovvero la NXR dell’89, aveva un musetto che era praticamente identico alla seconda Africa Twin, la rd04, ovvero la 750 del 1990.

Trovai quindi un cupolino della 04 e mi misi al lavoro per rimpicciolire i fori dei fanali, perché la vera regina aveva gli occhietti piccoli. La somiglianza dei cupoloni era impressionante, aveva anche le stesse identiche prese d’aria.

Riuscii nell’impresa del rimpicciolire i fori del cupolino usando quello che avevo in azienda, ovvero delle flange di protezione per supporti di grondaie.

Il teliaietto porta strumenti anteriore lo rifeci completamente per alloggiare i nuovi fanali e per questioni di spazio e praticità vi alloggiai anche la vaschetta del liquido del radiatore.

Anche il regolatore di tensione per puro raziocinio lo misi sotto al musetto, il posto più fresco nella moto.

Il serbatoio posteriore portante per la mia Africa Twin

Piazzato il cupolino, ripartii da dietro. Non avevo ancora deciso cosa fare con il serbatoio anteriore perché ne avevo diversi in casa, ero in dubbio se recuperare un Boano o se costruirlo da zero. Nel dubbio partìì da una certezza: Il serbatoio posteriore era da fare.

Visto che volevo esagerare e che questi lavori rappresentano per me sfide continue,  partii tagliando via il telaietto reggisela.

La Nxr aveva il serbatoio portante e l’avrebbe avuto anche la mia.

Senza i serbatoi la moto si presentava come l’immagine a destra.

Senza i serbatoi la moto si presentava come l’immagine qui sotto.

Costruii un alloggiamento per grossi antivibranti che arrivarono dal sistema di sterzo di un defender e li posizionai in modo da creare una leva favorevole, quindi con i supporti bassi molto più vicini alla ruota posteriore rispetto a quelli alti.

Questo fu un consiglio dell’amico Giordanengo, che non posso che ringraziare. Tra l’altro pure nella moto originale la disposizione era quella.

Poi iniziai a fabbricare il serbatoio posteriore portante. Iniziai facendo una prova ed usando delle lastre di alluminio un po’ grosse per non correre rischi. Sagomare il 3mm non è molto agevole ma poi ti permette di limare via materiale se non hai fatto lavorazioni precisissime.

Il culetto mi venne bene praticamente subito, diciamo accettabile.

Il serbatoio frontale della NXR Replica

A questo punto tutti i serbatoi che avevo non andavano bene, dovevo arrangiarmi. Ma queste sono le sfide che mi piacciono per cui mi misi sotto.

Realizzai quindi il serbatoio gigante anteriore.

La NXR aveva un serbatoio bassissimo. Anche la parte superiore era bassa rispetto a qualsiasi Africa Twin, e la parte inferiore arrivava veramente in basso, nello sforzo di abbassare il baricentro.

Ecco una galleria con qualche foto dei work in progress:

Poi, il dramma.

La saga dei fianchetti anteriori

Mancavano i fianchetti anteriori e ci rimasi male quando mi accorsi che quelli della 04 proprio non andavano.

Fianchetti 04, una schifezza.

Favoloso cupolino kevlar 07, anche questo una schifezza.

Entrai in crisi, ho sempre un momento di crisi quando costruisco una moto.

È il punto critico.

Il punto dove sono tentato di buttare tutto nel bidone degli scarti e ripartire dall’inizio.

Una volta nel bidone ci buttai una moto intera.

È dove mi devo forzare ad andare avanti.

Ma ormai mi conosco, è un po’ come la fine della salita, dopo inizia la discesa.

La verità è che avevo paura di non riuscire a fare i fianchetti in alluminio. Non ne avevo mai fatti. Presi un foglio di scarto di alluminio per fare una prova.

Mi vennero passabili al primo tentativo.

FOTO: Primo tentativo per il fianchetto anteriore, tutto fatto di ruota inglese. Riuscito.

La NXR Dakar replica finita secondo me

Per mia fortuna ho amici saggi e rompicoglioni.

A volte diventano meno saggi e troppo rompicoglioni, quindi non li chiamo più e sto per mesi da solo qui nella mia grotta.

Ma alcune volte hanno consigli ragionevoli da darmi.

Finii la moto, nelle prossime 3 foto ecco come per me la moto era finita:

Basta, qui è dove per ma la moto è finita. Adoro il metallo grezzo.

In questa foto si nota quanto sono bassi i serbatoi, la cassa filtro della 07 esce totalmente dalla linea dei serbatoi. Come risultato di un baricentro così alterato, la moto era guidabilissima.

Capienza di 60 litri di benzina, quasi 1200 km senza far rifornimento.

I colori e gli adesivi

La verniciatura e l’adesivazione fu un altra opera degna di nota.

Il mio amico Damiano Caracciolo, carrozzaio da sempre, mi ha aiutato nella verniciatura della belva.

Le differenze con una standard Africa Twin sono evidentissime.

L’amico Manuel Forni, dell’azienda Manuel&Co, appassionato di vecchie glorie dakariane, venne qui per ore per riprodurre gli adesivi dell’epoca e posso solo ringraziarlo per la sua passione.

FINALMENTE FINITA!

Galleria d’immagini, cliccane una per ingrandirle.

Alla fine la moto grezza e rude verniciata faceva la sua sporca figura!

Come andava?

Questa moto andava divinamente.

Il baricentro bassissimo rendeva quasi ininfluente il peso della benzina, la moto pesava una ventina di kg in meno dell’originale, ma soprattutto aveva pesi completamente stravolti.

In curva nelle piste veloci fuoristrada non sbandava più. Credo fosse per il fatto che la moto era estremamente più leggera dietro. Non avendo il telaio sotto la sella e finendo tutta la moto a metà ruota, la moto era davvero più stabile. Ma la cosa più sorprendente era la guidabilità. Davvero notevole.

Qualche anno dopo vidi dal vivo la NXR originale, che venne affiancata alla nuova CRF 1000, rimasi allibito. La mia, pur essendo grezza, non era grezza quanto l’originale, che davvero badava unicamente alla funzionalità.

Qui trovi un video di Fabio Motopatitori che rientra dopo un giro di prova.

Furono 6 mesi di sudate notturne, perché io ho due lavori ed una famiglia numerosa, quindi tutto il lavoro fu fatto nei week end e rubando tempo qua e là.

Ma fu una grande crescita professionale ed un periodo di intensa soddisfazione.

Alla fine la moto andava benissimo ed era stupenda.

Riuscii a rimanerci a secco nonostante i 60 lt di benzina, ma quella è un’altra storia.