[Articolo d’archivio anno 2013, leggermente aggiornato nel 2024 in occasione del rifacimento del sito web]

Ciao e benvenuto.

GpMucci sta per Gian Paolo Mucci, che è il mio nome.

Sono un appassionato di motociclette fin dalla mia infanzia.

In parte questa passione è roba mia, in parte è colpa di mio nonno, che era un grandissimo appassionato e fu uno dei primi in Italia ad importare e guidare le motociclette Inglesi di grossa cilindrata quando da noi le grosse erano le 175cc. Io ero sempre con lui.

Era un eccellente artigiano e e costruiva di tutto, dagli accessori per il suo trattore, sul quale mi insegnò a guidare a 8 anni, fino ad una marea di giocattoli per noi, suoi nipoti. Fu proprio costruendo il sedile del dondolo per le mie cuginette che si piallò via un pollice perdendo in parte l’uso della mano destra.

Di lui mi rimangono tantissime storie che raccontava, della guerra e del periodo post bellico vissuto sulle montagne modenesi. E storie di motociclette, di parroci persi nel trasporto giù per i boschi, e di strade che non avevano mai conosciuto l’asfalto percorse con il gas a martello.

Mi rimane anche la brochure che mi regalò, parla della prima moto di serie al mondo a passare i 200 km/h, la Guzzi 850 Le Mans. Lui non andava più in moto e girava con Alfa sportive ma si vedeva che la Le Mans gli aveva toccato il cuore ed il polso destro.

Fui uno di quei ragazzini che spendevano tutta la paghetta in espansioni, getti e carburatori per il motorino che aveva oramai i prigionieri della testata spanati. In quel periodo mio nonno smise di raccontarmi delle sue avventure in moto, probabilmente sentendosi responsabile delle cicatrici che andavano accumulandosi sulle mie gambe, braccia e viso per eccessivi contatti con l’asfalto.

Sono sempre stato un mototurista, che utilizza la moto al posto dell’automobile, facendo anche 40,000km all’anno in moto. Fu nel 2004 che presi una bruttissima buca a bordo della mia K1200LT. Una buca in autostrada fonda 14 cm e lunga un metro e mezzo.

Non mi feci nulla, ma la moto qualche danno se lo fece. E decisi di prendere un’endurona con la quale continuare a fare moto turismo. Gli anni ’80 e la Dakar avevano lasciato il segno anche nel mio cuore e decisi di portarmi a casa una bellissima KTM Adventure 950.

Visto che il richiamo del tassello era partito, per non rovinarla nelle mie escursioni off road mi portai anche a casa una vetusta Africa Twin perché si compravano con poco.

La comprai bruttina ed usata. Ma fu una sorpresa, andava benissimo!

Erano quindici anni che non mettevo le ruote fuori dal bitume, per cui ero certo che sarei caduto un sacco di volte. Ed avevo ragione.

Rimasi subito colpito dall’utilizzabilità della vecchia Honda 650 ma anche dai suoi spigoli. Letteralmente.

Un sabato rientrato da un giretto in off con ginocchia e parti basse ammaccate dagli spigoli del serbatoio la smontai tutta.

Iniziò così la mia avventura di modificatore di motociclette. Oramai mi diverto tanto a lavorarci su quanto a girarci.

Adoro l’artigianato e se con il mio esempio riuscirò a far venire voglia a qualche ragazzo di mettere le mani agli attrezzi ed iniziare a lavorare sulle moto vorrà dire che il mio scopo è stato raggiunto.

L’artigianato e la passione sono un mix che fa fare cose impensabili.

D’altra parte non è difficile e provando e riprovando alla fine da qualche parte si arriva.

E tutto è iniziato per una buca in autostrada.

Nel 2004 a mia prima trasformazione:

BIANCHINA / Africa Twin RD 03

Questa è Bianchina, la mia prima special, da dove tutto è iniziato, puoi leggere la sua storia QUI.

La T7 del Team Kapriony, ora si fa sul serio

Nel 2019 i fratelli Paolo e Stefano Caprioni dell’omonimo Team Kapriony, mi dissero che stavano pensando di creare una moto da corsa usando come base la Yamaha Ténéré 700 per correre il famoso rally Africa Eco Race, il Rally che si corre sulle piste della vecchia Parigi Dakar.

In questa corsa sono ammesse anche moto di grossa cilindrata, mentre nella Dakar il limite è 450.

Ho cominciato a studiare la T7 insieme ai fratelli Caprioni, e cercare di fare un pochino di modifiche per prepararla alla corsa. Loro avevano già  lavorato sulle sospensioni ed io mi sono impegnato per cambiare posizione di guida in sella, svincolare la seduta in modo che il pilota potesse avanzare maggiormente e liberamente, sia nella guida da seduto che in piedi e togliere tutto il peso che si poteva.

In queste moto devi prevedere percorrenze piuttosto lunghe su terreni impervi con la moto che viaggia a velocità anche ridotte, quindi con consumi elevati.

Ho quindi lavorato per posizionare i pesi dei 30 litri di benzina in basso quanto più possibile per poter spostare il baricentro cercando di riequilibrare un pochettino la massa del motore che in questa moto è posto piuttosto in alto.

Tutta questa avventura è capitata nel famigerato periodo del COVID19, quindi mi sono chiuso in officina, lavorando giorno e notte per abbassare il peso della moto e creare qualcosa di nuovo.

Questa avventura mi portò a sviluppare il primo prototipo di paracoppa per T7, eh beh… Ormai è passato un po’ di tempo, ho personalmente saldato oltre 1000 paracoppa che ora sono in giro per il mondo, e mi sto divertendo un sacco!